Ricostruire meraviglia
attraverso le opere di Marco Martalar
di Elisa Mottola
Ogni bambino porta con sé una storia fatta di frammenti, a volte disordinati, fragili, spezzati. Sta a noi educatori trovare modi per raccoglierli, riconoscerli e accompagnarli nella ricostruzione di un senso, che non sia solo memoria, ma occasione di crescita e trasformazione.
Come si rimettono insieme i pezzi di una storia? Come si dà voce a ciò che ancora non trova parole? Sono le domande che abitano il nostro lavoro quotidiano al Centro per l’Infanzia, e che ci spingono a cercare esperienze simboliche capaci di tradurre emozioni in azioni, vissuti in giochi, fragilità in bellezza.
In questo percorso, la sperimentazione assume un ruolo centrale: è attraverso il fare, il costruire, il manipolare e il rischiare che i bambini raccontano chi sono, cosa sentono, dove vogliono andare. È nel gioco, spesso apparentemente semplice, che si attiva un potente processo di ricostruzione interna: il bambino diventa autore e protagonista del proprio percorso.L’esperienza che vogliamo raccontarvi nasce proprio da qui: dalla possibilità di dare forma nuova a ciò che sembrava rotto, di scoprire la bellezza che fiorisce quando i bambini trovano contesti accoglienti, adulti che credono in loro e una comunità pronta ad ascoltare ciò che non sempre si riesce a dire con le parole.
Tutto è nato dall’interesse che ha suscitato nei bambini l’evento della tempesta Vaia, dei milioni di alberi abbattuti in una notte e con i resti dei quali Marco Martalar ha realizzato le sue singolari opere: il drago, l’aquila, l’orso, la lupa, ...
Abbiamo deciso quindi di andare in sottogruppo ad esplorare una ad una, tutte le sue sculture. Con un gruppo di 6 bambini, dai 7 ai 9 anni, sono state pianificate delle uscite, mantenendo la presenza costante degli stessi educatori durante tutto il percorso; questo ha permesso di garantire continuità, crescita e fiducia. In questo cammino, l’educatore non si è posto come guida dall’alto, ma compagno di viaggio che ascolta, osserva ed esplora. Un’esperienza che diventa occasione di crescita reciproca e dove l’educatore si mette in gioco. Non si tratta solo di portare i bambini a fare una gita ed un pic-nic; il nostro intento è stato quello di accompagnarli nel dare forma ai loro pensieri e vissuti in un contesto naturale che già di per sé è ricco di apprendimenti: trovare il proprio passo quando si raggiunge una meta, attendere chi fa più fatica, guardare dove si mettono i piedi, concentrarsi sul qui ed ora….
Durante il tragitto abbiamo raccontato la storia di queste statue. L’artista ha voluto recuperare, rami, cortecce, radici di faggio ed abete per dare vita a qualcosa di nuovo, perché ciò che viene distrutto si può riparare, ricostruire, anche dopo un evento traumatico. Si può dare una forma nuova al legno così come alle relazioni umane. Abbiamo inoltre chiesto ai bambini di raccogliere anche loro come Martalar, legnetti o altri materiali naturali per poter creare a loro volta un’opera d’arte. Questa attività li ha coinvolti molto e ha permesso loro di sviluppare manualità, creatività e anche un pizzico di sana competizione per chi tra loro avrebbe avuto l’idea più particolare.
I bambini hanno vissuto positivamente l’intera esperienza, aspettando con trepidazione il week-end successivo per dedicarsi alla nuova avventura. Questo progetto non si è concluso con l’ultima uscita. Quanto appreso lungo il cammino, nei boschi, davanti alle sculture, tra gli occhi stupiti e i silenzi rispettati, continua a vivere nei bambini e negli educatori. Ogni statua incontrata ha lasciato un segno. Ogni passo ha portato qualcosa di nuovo: uno sguardo più sicuro, una domanda in più, un legame che prima non c’era. Speriamo di non aver dato solo risposte ai nostri bambini, ma di aver stimolato in loro tante domande, permettendo che la relazione educativa diventi spazio aperto, terreno fertile, possibilità di trasformazione reciproca. Bambini ed educatori hanno camminato insieme, passo dopo passo, all’interno di un’esperienza che ha unito natura, arte, relazione e speranza.
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