ADULTI ED EMOZIONI

Nei panni dei più grandi.

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Le emozioni degli adulti vengono spesso messe in secondo piano rispetto a quelle espresse dai bambini. Ma quante volte ci è capitato di farci travolgere a nostra volta dalle loro emozioni? Quante volte ci siamo sentiti privi di strumenti nel far fronte a un pianto inconsolabile o ad una forte manifestazione di rabbia?

Nonostante spesso come adulti siamo anche informati e sappiamo bene cosa sarebbe “giusto” fare può capitare che i comportamenti dei bambini ci “muovano la pancia e le nostre reazioni non siano quelle che ci aspettiamo o che vorremmo. 
Questo può generare negli adulti anche un sentimento di colpa, ma il primo passo è quello di accogliere e legittimare le nostre stesse emozioni, per poi in un secondo momento poter assumere quel ruolo di mediazione rispetto ai vissuti emotivi dei bambini.

Potrebbe capitare che l’immagine del bambino ideale non coincida con quella del bambino che abbiamo davanti, che risponde alle diverse esperienze secondo quelle che sono le sue caratteristiche individuali e non le nostre aspettative. Così come può capitare che le emozioni dei bambini ci rimandino a nostre precedenti esperienze e vissuti. Questa complessità deve anche fare i conti con una società che spesso non connota positivamente tutte le emozioni, riconoscendo meno quelle legate alla tristezza, alla rabbia, etc..

Dovremmo forse cercare di andare oltre la dicotomia emozioni “positive” e emozioni “negative”, iniziare a pensare che le emozioni sono tutte legittime e ciascuna è importante perché rappresenta la possibilità di vivere la propria esistenza in modo completo. Se vogliamo essere delle guide per i nostri bambini e le nostre bambine dobbiamo porci nei loro confronti adottando una postura di tipo empatico. Essere empatici significa comprendere o sentire ciò che un’altra persona sta vivendo, ma questo comporta prima la necessità di guardarsi dentro e accogliere tutte le parti di noi stessi, quelle che ci fanno sentire forti e sicuri e quelle che ci fanno sentire più indifesi e vulnerabili. L’empatia, la vulnerabilità, il saper chiedere scusa e la visione dell’errore come un passo valicabile sono tutti valori che ci aiutano a dialogare con i nostri figli, attraverso il nostro esempio.

Essere un “bravo genitore” non vuol dire apparire “perfetti” anche all’esterno, potrà, infatti, capitare di sentirsi a disagio in un contesto sociale di fronte a un comportamento del nostro bambino. Un genitore competente è un genitore capace di mettersi in discussione, consapevole delle proprie emozioni e dei propri vissuti, capace di interrogarsi sulle situazioni, sulle proprie modalità e capace di chiedere aiuto. L’educazione dei bambini non è mai semplice, per questo è importante riconoscere la possibilità di essere all’interno di una comunità educante, una rete di soggetti coinvolti insieme nella crescita e nello sviluppo dei bambini.

Per questo motivo all’interno dei servizi gestiti dalla Cooperativa Pro.Ges. Trento sono sempre disponibili al confronto e al supporto le Pedagogiste, le Coordinatrici Interne e il personale educativo.

Bibliografia e Spunti di lettura per adulti:
 - Reggio Children, Fuori dal nido, Mondadori Libri 2023
 - Agliati A./I. Grazzani/V. Ornaghi, La socializzazione emotiva nei contesti educativi per l'infanzia. Conversare sulle emozioni al nido, ed. Junior-Spaggiari
 - David Goleman, Intelligenza emotiva , Rizzoli 2011

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