09 dicembre 2020
Nidi, Per i genitori

Se un bimbo è positivo al Covid che succede?

Le situazioni in cui ci si può trovare e che hanno a che fare con il Covid19 sono molte e spesso capita che non si sappia cosa si deve fare o cosa succederà. Fare chiarezza non è facile, perché un conto è la teoria e un conto è la realtà che non sempre rientra nei casi previsti o riesce a stare al passo di quanto i protocolli prevedono.
Partiamo dalla necessità di segnalare al nido quando il proprio figlio o figlia risulta positivo. Va fatta sempre. Non vi è un automatismo, infatti, per cui questa informazione arrivi direttamente da chi ha fatto il tampone al nido. Per rientrare, invece, quello che serve è il certificato di isolamento che indica la data termine della quarantena.
Situazione diversa se ad essere positivo è un altro bambino del nido o un’educatrice. A decidere se mettere in isolamento tutto il gruppo non è nessuno del servizio, bensì l’Azienda sanitaria che, in base alle informazioni raccolte, deciderà il da farsi. In ogni caso tutte le famiglie vengono informate sia dell’esistenza di un caso di positività all’interno del nido (ma non di persone, negative al virus, in isolamento fiduciario per altre ragioni), sia del fatto che i loro nominativi saranno inviati all’APSS, qualora quest’ultima decidesse per la quarantena di tutto il gruppo. Sarà poi l’Azienda sanitaria a inviare il certificato di isolamento con le eventuali indicazioni da seguire e la data termine della quarantena. Si tenga presente che in questo caso, ai fini contabili, risulteranno come giorni di malattia anche se solo in isolamento.
Ma cosa accade se l’APSS decide di non attuare la quarantena? Le famiglie, che sono state avvisate, possono decidere se continuare a mandare il bambino al nido oppure, in via cautelativa, tenerlo a casa. Se questa assenza supera i tre giorni di calendario al rientro servirà comunque un’attestazione del pediatra oppure un’auto-dichiarazione del genitore che l’assenza non era dovuta a motivi di salute.
Ricordiamo, inoltre, che esiste un "Patto di corresponsabilità" sottoscitto dai genitori, che detta il comportamento da tenere in materia di comunicazioni e divieto di accesso al nido. Sono indicazioni più stringenti e onerose, dettate da un atteggiamento di forte cautela.
Inoltre resta viva la raccomandazione di sentire sempre il pediatra. Sappiamo tutti quanto siano sovraccarichi di lavoro in questo periodo e non li si vorrebbe coinvolgere per ciò che appare un sintomo lieve, un banale raffreddore. Però la salute è un bene di tutti, che va protetto con un surplus di scrupolo.


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